RSU Finsiel – Comunicato di martedì 11 ott 2005
Una risposta alla lettera di Alberto Tripi
Crediamo che la lettera che Alberto Tripi ha inviato il 28 settembre a tutti i dipendenti del gruppo rappresenti un atto significativo da parte della proprietà e, con questa risposta, cogliamo l’invito a “verificare le reciproche opinioni”.
Certo, sarebbe facile rispondere che i fatti contano più delle parole. Ma oggi anche le parole sono importanti e l’ingegner Tripi sembra avere accettato la strada del dialogo tra le diverse componenti aziendali.
Se la lettera del 28 settembre è ispirata anche dalla necessità di aprire una nuova fase nelle relazioni industriali allora speriamo che ciò venga confermato concretamente anche al tavolo sindacale perché questa è la condizione necessaria per (ri)avviare il confronto e cercare soluzioni condivise ai problemi che dovranno essere affrontati.
Come abbiamo già detto in precedenti occasioni, crediamo che in questa fase vada posta la massima attenzione alla gestione delle risorse e delle competenze professionali, che sono state messe a dura prova negli ultimi anni a causa del progressivo disinteresse industriale di Telecom.
In questo senso la lettera dell’ingegner Tripi riconosce esplicitamente la qualità del “patrimonio di risorse umane, professionali e tecniche” oggi presenti e coglie la criticità degli aspetti motivazionali, impegnandosi a creare le condizioni per un “recupero di fiducia in tempi rapidi”.
E’ evidente che, se questa preoccupazione dell’azienda è vera, la disdetta degli accordi sindacali e le minacce sul contratto nazionale di riferimento non sono solo sbagliate ma controproducenti e devono essere superate al più presto.
Fatte queste premesse proviamo ad affrontare con chiarezza le principali questioni sollevate dalla lettera dell’ingegner Tripi.
In alcuni di noi c’è qualche traccia di “scetticismo sulle prospettive future del Gruppo”?
Non crediamo si tratti di scetticismo ma di vera e legittima preoccupazione. E non di sporadiche tracce ma di un sentimento diffuso, come dimostra anche la straordinaria partecipazione allo sciopero del 15 settembre che, lo ricordiamo, non diceva un puro e semplice “NO alla disdetta”, ma chiedeva di riaprire il confronto a partire dalle linee di piano industriale del Gruppo (proprio per superare l’incertezza sulle prospettive future).
E questa preoccupazione non è una psicosi collettiva ma la diretta conseguenza dei fatti che si sono succeduti in questi ultimi mesi.
Lasciamo per ora da parte, pur senza dimenticarla, la più recente gestione di Tronchetti Provera che ha gravemente ridimensionato il gruppo Finsiel, smantellandone l’articolazione e privandolo di competenze e mercati, e puntiamo l’attenzione sulla trattativa di vendita (su cui ha pesato il ruolo ambiguo di Bruno Ermolli) dai retroscena oscuri e dai contorni indefiniti.
Lo svolgimento e le conclusioni di quella trattativa sono ancora talmente opachi che, su questo tema, le dichiarazioni ufficiali del Governo (marzo 2005), chiamato in causa dalla mozione Falomi, e le attuali affermazioni della nuova proprietà sono in completa e palese contraddizione.
Secondo il Governo, infatti, l’assegnazione a Cos era avvenuta anche in base al piano industriale presentato ed erano escluse “ipotesi di dismissione totale o parziale di attività Finsiel”. A detta della proprietà invece il piano industriale non sarà completato prima della fine dell’anno, mentre è già all’ordine del giorno la cessione di quote azionarie di diverse società.
Oltre a tali evidenti contraddizioni vogliano però sottolineare il pericolo che il grave ritardo nella definizione del piano industriale unito alla fuoriuscita da particolari presidi territoriali e di mercato (Krenesiel, che sta investendo nello sviluppo di applicazioni interattive per la TV digitale terrestre in Sardegna; Aspasiel, in cui si concentrano le ultime competenze del gruppo sul mercato delle imprese; Webred, che dopo la vendita di Insiel rappresenta il principale presidio sul mercato della PAL) rischia di compromettere quelle prospettive di sviluppo che, almeno a parole, dovrebbero fondarsi proprio sull’innovazione dell’offerta e sulla capacità di intervenire sui mercati delle imprese e della PAL.
Per quanto riguarda l’impostazione generale la lettera accenna al fatto che sono in via di definizione i “piani settoriali che compongono il piano industriale di Gruppo” ma noi non crediamo che il piano industriale si possa ottenere come sommatoria dei piani delle singole aziende, anzi – semplificando al massimo – è vero il contrario: solo individuando prioritariamente le linee strategiche e le opportunità di integrazione, è possibile stabilire le missioni specifiche delle aziende.
Saremo protagonisti “a tutto campo”? Ci saranno nuove acquisizioni? Si arriverà alla creazione di un “Polo Italiano dell’Informatica e delle Tecnologie”?
Anche in questo caso è bene stare con i piedi per terra. I nostri concorrenti saranno pure preoccupati, come dice la lettera, ma si danno comunque un gran da fare.
In recenti interviste l’ingegner Tripi aveva dichiarato di essere interessato ad acquisire da Finmeccanica il ramo “civile” dell’Elsag e da Finmatica, in liquidazione, Trend e Infotrend, le aziende che si occupano di sistemi per banche e finanza. La storia è andata diversamente: Finmeccanica, invece di cedere Elsag, ha acquisito anche Datamat; Trend e Infotrend sono state acquisite da Engineering. Inoltre, approfittando della criticità della situazione Banksiel, che la nuova proprietà non riesce ancora a fronteggiare dal punto di vista industriale, le banche (clienti-azionisti di Banksiel) se ne stanno accaparrando le risorse e alcuni competitor si dedicano ad azioni di sciacallaggio sul mercato.
Difficoltà finanziaria?
Ribadito tutto il male possibile rispetto alla gestione industriale operata da Tronchetti Provera, va anche detto che l’appartenenza al gruppo Telecom garantiva alle aziende Finsiel un sostegno finanziario che oggi non c’è più. Da quando si è insediata la nuova proprietà la parola d’ordine dominante nelle stanze del potere è “tagliare”. Guarda caso è la stessa degli ultimi tre-quattro anni, mentre non è ancora chiaro su quali investimenti (e mirati a quali obiettivi) si possa contare per l’auspicato rilancio.
Su questo tema le notizie che ci arrivano dal resto del gruppo Cos sono preoccupanti. La vertenza Atesia e il recentissimo avvio della cassa integrazione per 130 lavoratori di Cos a Roma (messa in atto unilateralmente, nonostante l’opposizione unitaria dei sindacati) sono il chiaro segnale che l’azienda non esita a scaricare sui lavoratori i problemi di origine industriale e finanziaria. Questa considerazione ci spinge ad essere ancora più cauti ma non ci fa cambiare idea sul principio generale che abbiamo sempre seguito: l’unica strada per affrontare costruttivamente i problemi è quella del confronto, della chiarezza e del rispetto tra le parti.
“Superare costruttivamente le problematiche sorte in queste ultime settimane in materia di relazioni industriali” mettendo in atto “azioni significative”?
E’ quello che ci aspettiamo ed è importante che ciò avvenga in tutte le aziende del gruppo Cos-Finsiel.
In conclusione auspichiamo che l’attuale fase di transizione venga al più presto superata. E’ necessario che siano definiti rapidamente gli organigrammi delle singole società (che erano attesi per la prima metà di settembre) per individuare chiaramente funzioni e responsabilità operative. E anche mettere a punto un sistema di coordinamento e controllo efficiente e flessibile per supportare le linee produttive con la necessaria tempestività. Il passaggio da Cos a Cos-Finsiel comporta un evidente aumento di complessità del sistema aziendale ed è sbagliato affrontarlo adottando un modello univoco e puntando su un’esasperata centralizzazione dei controlli, con il rischio di ingessare l’organizzazione produttiva, provocando gravi malfunzionamenti nella gestione aziendale.
Infine prendiamo atto dell’assunzione di responsabilità dichiarata dall’ingegner Tripi e diciamo, con la massima convinzione, che la strada che abbiamo davanti si può percorrere solo se i lavoratori sono considerati soggetti attivi nei processi di cambiamento e non vittime da sacrificare sull’altare di un’operazione industriale su cui pesa ancora un notevole carico di ambiguità.
E’ per questo che riaffermiamo che le parole sono importanti
ma solo i fatti potranno ristabilire il clima di fiducia che tutti desideriamo.
Roma, 11 ottobre 2005 RSU Finsiel