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CHI BEN COMINCIA… Parte terza: soluzioni logistiche (e risorse umane)
Quali sono i piani aziendali rispetto alla logistica? Da anni ormai si inseguono le voci: via da Carciano? No, si resta a Carciano. Contrordine: via da Carciano, ma solo dalla palazzina B. Tutti a Parco dei Medici? Non si sa, non è ancora deciso. Forse Tor Pagnotta? No, Tor Pagnotta passa a Parco dei Medici. E Vignaccia? Forse sì, anzi no. Intanto alcune decine di colleghi della Eis lasciano la loro sede e si trasferiscono nella sede di Carciano e il contratto di affitto della palazzina B è in scadenza. Rinnovare o non rinnovare… Questo è il dilemma.
Non è un caso, evidentemente, che non si riesca a fissare una data per un incontro con la Direzione aziendale sulla logistica. Ma, per quanto riguarda la sede di Via Carciano, le ultime voci hanno un solido fondamento. La situazione è la seguente: · per Carciano A1 e A2 il contratto di affitto scade a giugno 2004 e l’azienda deve comunicare l’eventuale disdetta entro il 30 giugno 2003; · per Carciano B il contratto di affitto scade a giugno 2003 e l’azienda deve comunicare l’eventuale disdetta entro il 30 giugno 2002; · l’azienda si prepara a dare disdetta per Carciano B (e forse l’ha già fatto).
Ma dove andranno quelli che oggi occupano la palazzina B (circa 400 persone)? Facile, dice l’azienda, si sposteranno in A1 e in A2. Ma A1 e A2 non sono già quasi piene? E allora razionalizzeremo l’utilizzo degli spazi. Ma anche ammesso che si riesca a razionalizzare senza compromettere le condizioni di vivibilità e di lavoro degli ambienti, in questo modo si recupererebbe solo una minima parte degli spazi necessari, o no? Sì, ma il resto si recupererà un po’ mandando via alcuni “esterni” e per il resto mandando gli “esterni” che rimangono a lavorare a casa loro (ovvero nelle sedi delle varie società).
Ecco fatto! La soluzione (temporanea) al problema degli spazi risiede essenzialmente nella possibilità di delocalizzare il lavoro dei colleghi delle società esterne.
Sul tema delle esternalizzazioni l’analisi non può essere superficiale e non vogliamo cavarcela con una battuta. Si tratta di classificare le diverse tipologie di esternalizzazione, ridefinire il rapporto con le società fornitrici, salvaguardare i diritti e le condizioni di lavoro dei colleghi “esterni”, intervenire sulle situazioni in cui l’utilizzo mal gestito delle consulenze esterne ha compromesso lo sviluppo di professionalità e di know-how interni.
In questo caso però ci preme fare solo un’osservazione: in una fase in cui domina la parola d’ordine della riduzione dei costi qualcuno, ai vertici aziendali, ha intuito la possibilità di realizzare un cospicuo risparmio varando l’operazione “ognuno a casa sua”. Ma per realizzare questo progetto bisognerebbe poter separare, in maniera ingegneristica, le attività di tutti i gruppi di lavoro misti. E questo è possibile, senza danni per il processo e per il prodotto finale, solo quando si lavora sulla base di una pianificazione ben definita, su tecnologie consolidate, con metodologie e competenze sviluppate e condivise, con la massima chiarezza di rapporto e di ruolo tra le diverse società. Ovvero, a essere ottimisti, in un caso su venti. In tutti gli altri casi è una follia. Forse è il caso di farlo presente ai vertici aziendali.
E intanto mettersi a cercare un'altra sede (temporanea). Già ricominciano le voci …
Roma, 26 giugno 2002 RSU Finsiel |
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