Nel 2009 cinquantamila licenziamenti
Lazio, è
allarme-occupazione. Ai casi Alitalia e Telecom si aggiungono piccole e medie aziende
di Daniele Autieri
Chiunque si fosse
chiesto cosa significa perdere il 2% del Pil in un anno e tornare con la
macchina del tempo al 2006, può cercare la risposta nel panorama attuale di imprese
zoppicanti e lavoratori terrorizzati dallo spettro dei licenziamenti. Rispetto
agli standard laziali dove annualmente circa 10mila persone entrano in
mobilità, il 2009 si presenta già con un conto ben più salato: 15mila sono i
lavoratori, tra diretti e indotto, che rischiano di perdere il posto per la
nascita della nuova Alitalia; 17mila quelli rimasti a casa nell´edilizia;
40mila i contratti a termine non rinnovati nel dicembre scorso. «Il 2008 ci ha
consegnato una situazione di crisi gravissima - spiega Claudio Di Berardino,
segretario della Cgil di Roma e Lazio - ma nel 2009 saranno circa 50mila le
persone a rischio di licenziamento». 50mila puntini rossi sparsi su una mappa
delle criticità che non risparmia nessuno dei settori strategici dell´economia
laziale.
Telecomunicazioni e servizi.
Oltre al caso Telecom, che dopo gli annunci di Franco Bernabè sui 9.000 esuberi
da tagliare entro il 2010 porta oggi in mobilità nel Lazio 650 persone, un´altra
l´azienda di telecomunicazioni promette un drastico ridimensionamento della
forza lavoro: Eutelia, il gruppo della famiglia Landi cresciuto nell´information
technology dopo gli acquisti nel 2006 di Getronics e Bull. L´intenzione è
vendere tutto il comparto IT (a questo proposito si parla dell´interessamento
di un fondo di New York) che impiega circa 1.900 dipendenti sui 2.300 totali.
Secondo la
Cgil,
600 di loro si troveranno subito senza lavoro, 250 saranno messi in mobilità
fino alla pensione e 1.100 rientreranno nella vendita che la proprietà spera di
concludere al più presto. Il peso romano della partita non è ancora ben
quantificabile, ma si tratta almeno di 300 tra tecnici e operatori. A fine mese
Eutelia dovrà presentare il suo piano industriale al ministero delle Attività
Produttive. Poi c´è il caso Engineering, player globale nei servizi IT, che ha
avviato in questi giorni la cassintegrazione di 236 persone di cui 66 a Roma, dovuta - dicono dall´azienda -
non ad un calo dei ricavi ma agli esuberi conseguenti l´acquisizione conclusa
nel 2008 della Atos Origin. Unica buona notizia, l´Almaviva Contact (ex-Atesia),
il call center più grande d´Europa, dopo aver avviato dieci giorni fa la cassintegrazione
a rotazione per 1.137 dipendenti, ha ritirato proprio ieri il provvedimento
d´intesa con i sindacati.
Turismo. La cupoletta dell´Excelsior,
la suite più grande d´Europa, si svuota e con essa molte delle stanze degli
hotel di lusso romani. Da qui l´annuncio del colosso Starwood, proprietario
anche del Grand Hotel e dello Sheraton, di 653 esuberi a livello nazionale, di
cui 221 a Roma. Secondo la
catena americana se non si troverà un accordo sindacale entro marzo partiranno
i licenziamenti. Incerta è invece la sorte dell´Eden di via Ludovisi, l´hotel di
proprietà della Lehman Brothers che è stato messo in vendita e potrebbe essere
comprato dalla Qatar Investment Authority, che fa capo all´emiro del Qatar,
innamorato della terrazza più bella della capitale.
Grande distribuzione.
Sono 116 i lavoratori licenziati alla Romanina nell´ipermercato Carrefour. Tra
loro, coppie di mogli e mariti e donne con figli a carico. "Ci hanno
sbattuto fuori senza alcun criterio", racconta Giusi Finocchiaro, 39 anni,
16 di anzianità, un compagno morto da un mese e un bambino da crescere. Si è
così dimezzata la forza lavoro di uno dei quattro punti vendita romani del
gruppo francese.
Credito. Qui il fronte
più caldo è quello della Fonspa, l´istituto di Morgan Stanley specializzato nell´erogazione
di mutui, dove 160 famiglie sono in discussione. La merchant bank statunitense
ha annunciato già da tempo l´intenzione di vendere senza però indicare ancora
il possibile compratore.
Bandi Pubblici. Amministrazioni commissariate, bilanci controllati, sanità allo
sbando: tutte voci che sommate allo stato generalizzato di crisi hanno stretto
la cinghia delle amministrazioni pubbliche. Sul fronte degli appalti nel 2008
sono stati messi a bando 300 milioni di euro in meno rispetto all´anno
precedente, con il caso più eclatante raggiunto dal Comune di Roma nel mese di
agosto quando si è passati dai 13 milioni del 2007 a zero.
La Repubblica - 27 gennaio 2009