Verso il corteo del 4 novembre
Un nuovo «Libro
bianco» per fermare la precarietà
Rifondazione giudica un «mostro» l'ultimo
accordo sui call center e lancia l'alternativa alla legge 30 e al pacchetto Treu:
presentazione a Roma il 26 ottobre con il tavolo «Stop precarietà ora». Riforma
di contratti a termine, interinali, esternalizzati. Tempo indeterminato al
centro e pulizia dell'«area grigia» dei cocoprò. Partendo dalle proposte
Alleva. Parla il responsabile lavoro Zipponi
Antonio Sciotto
L'accordo
interconfederale sui call center è «improponibile, inaccettabile, irricevibile».
«E' un mostro, non può essere tenuto in piedi». Maurizio Zipponi, deputato e
responsabile lavoro di Rifondazione comunista, boccia l'«avviso comune» sui call
center siglato la settimana scorsa da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria alla
presenza del ministro del lavoro Cesare Damiano. E annuncia «opposizione, in
Parlamento e nel paese, alla logica che vuole dividere i lavoratori in
garantiti e non, come disposto dalla circolare Damiano: una questione
importante, che non riguarda i soli call center ma l'approccio generale alla
legge 30 e alla figura dei cocoprò». In più, Zipponi anticipa un appuntamento
in vista della manifestazione «Stop precarietà ora», prevista il 4 novembre. La
sinistra radicale, con il sindacato e il movimento, si dà un primo appuntamento
nazionale il 26 ottobre a Roma, dove verrà presentato un nuovo «Libro bianco»
del lavoro, con la totale riscrittura delle leggi. Aprirà l'incontro il giuslavorista
Nanni Alleva; tra gli interlocutori invitati al confronto, il senatore della
Margherita Tiziano Treu, già ministro del lavoro, e l'attuale ministro,
Damiano.
Partiamo dall'accordo sui call
center. Perché sarebbe un «mostro irricevibile»?
Per spiegarci dobbiamo ricostruire. Prima puntata: in
giugno il ministro Damiano emette una circolare applicativa della legge 30, in base alla quale viene riconosciuto
il lavoro subordinato solo a chi riceve le telefonate, il cosiddetto inbound,
mentre all'outbound, l'operatore che fa le telefonate per proporre un servizio,
sarebbe riservato il lavoro a progetto. Seconda puntata: gli ispettori inviati
in Atesia verificano che anche gli outbound sono di fatto dei subordinati,
poiché non stabiliscono nulla del come, dove e a chi fare le telefonate, e
soprattutto non possono contrattare il compenso, deciso unilateralmente
dall'azienda. Anche per loro, dunque, si è disposto il diritto al tempo
indeterminato e alla restituzione dei contributi degli ultimi cinque anni.
Arriviamo alla terza puntata: Cgil, Cisl e Uil firmano con Confindustria, alla
presenza del ministro del lavoro, un accordo che contratta materie «proprie» e
«improprie».
In che senso?
Definisco «proprio» trattare sulla stabilizzazione:
sindacato e governo possono definire e aiutare un'applicazione graduale dei
risultati dell'ispezione, dati gli alti costi imposti all'azienda. L'operazione
è legittima se qualsiasi accordo sindacale è poi approvato da tutti i
lavoratori. E' «improprio», al contrario, violare i diritti individuali e indisponibili
per mezzo di un accordo sindacale. L'avviso comune chiede al governo di
cambiare la legge sulla rappresentanza, scavalcando le Rsu: si vorrebbe validare
la proroga dei vecchi contratti cococò solo per mezzo di accordi territoriali o
nazionali, mentre secondo la legge, oggi è legittimo solo quanto viene
concordato con le Rsu. Inoltre, ritengo che anche nell'articolo 178 della
finanziaria siano contenuti elementi di incostituzionalità in merito alla
conciliazione imposta ai lavoratori, e per questo presenteremo opportuni
emendamenti. Invitiamo tutti gli operatori dei call center a chiamare in sede
gli ispettori, e ad attivare cause per il riconoscimento del tempo
indeterminato.
Ora che siete nel governo, cosa state
facendo per modificare le leggi sul lavoro?
Ci sono varie azioni in campo. Nel governo: il
sottosegretario Rosa Rinaldi, bocciando la traduzione che le parti sociali
hanno dato della circolare Damiano, ha piantato un «chiodo» che fissa la nostra
idea del lavoro subordinato. In Parlamento, presenteremo emendamenti in
finanziaria, a garanzia dei diritti individuali dei lavoratori e per la
titolarità delle Rsu. Nel movimento, abbiamo aderito alla manifestazione «Stop
precarietà ora» del 4 novembre. La mobilitazione è importantissima, fondamentale
per sostenere il quarto pilastro dell'azione: la proposta.
La cancellazione della legge 30 e del
Pacchetto Treu?
Il problema non è solo cancellare, ma soprattutto
proporre. Il 26 ottobre, insieme a un gruppo di importanti giuslavoristi, presentereremo
un nuovo «Libro bianco» del lavoro, la riscrittura completa della legislazione,
uscendo dalla secca «abrogazione sì o no». Si cambiano interinali, contratti a
termine, esternalizzazioni. Si fissa un nuovo concetto di subordinazione,
spazzando via l'«area grigia» della parasubordinazione. Il fulcro resta il
tempo indeterminato, il lavoro a termine deve essere un'eccezione giustificata.
Superando la confusione tra «flessibilità di impresa» e «precarietà del
lavoratore», sovrapposizione che ha il fine di abbassare i costi del lavoro ma
che non ha migliorato le prestazioni delle aziende italiane negli ultimi anni.
Il
Manifesto - 11 ottobre 2006