Damiano
zittisce gli ispettori
Caso
Atesia: l'ispezione è di un anno fa, spiega il ministro, adesso conta la mia
circolare. Confindustria continua a chiedere un tavolo per «ristabilire la
concertazione» e definisce «preoccupante» l'intervento degli ispettori. Il
sindacato è pronto a trattare, ma la Cgil è
divisa sui cocoprò. I Precari Atesia: «Noi continuiamo a lottare»
Antonio Sciotto
- Roma
Il
ministro Damiano insiste: conta la circolare che divide tra lavoratori
subordinati e parasubordinati, l'ispezione risale a un anno fa. La battaglia
sui call center continua, e ieri il responsabile del Lavoro ha chiarito la sua
posizione: «Le prime ispezioni nel call center Atesia risalgono già alla fine
degli anni '90.
L'ispezione
conclusasi qualche giorno fa, era iniziata un anno prima, quando dirigeva
questo ministero Roberto Maroni - ha spiegato - Per quello che mi riguarda, il
17 giugno scorso ho dato indicazioni sul lavoro in una circolare». «Sul caso
Atesia, tra le indagini degli ispettori e l'iniziativa del governo non c'è
nessun legame», ha poi ribadito in un'intervista al Tg3.
Dunque la querelle sembra davvero spostarsi dalle carte degli ispettori alle sedi
politiche, dove la «concertazione» potrebbe riportare l'orologio indietro. In
particolare ci tengono le aziende, che ieri hanno ribadito - a suon di
comunicati confindustriali - che il governo deve riprendere la strada tracciata
dalla circolare, ovvero ribadire - anche per l'Atesia - la distinzione tra
lavoratori subordinati e parasubordinati, con differenti paghe e diritti
contrattuali.
«Per poter operare le aziende hanno bisogno di un quadro di
riferimento coerente e soprattutto di certezze. Niente di più lontano da quanto
sta avvenendo nella vicenda dei call center», ha spiegato in un comunicato il
direttore generale di Confindustria Maurizio Beretta. «L'intervento
dell'Ispettorato del lavoro - ha sottolineato l'imprenditore - si sovrappone in
maniera preoccupante a quanto è stato concordato con i sindacati nei mesi
scorsi, generando nelle aziende del settore incertezza e timori. È evidente che
lavorare in queste condizioni è molto difficile». Dunque la Confindustria chiede «regole certe» non solo per
i call center, ma in generale per i servizi alle imprese, e giunge anzi a
ipotizzare «un nuovo contratto collettivo per le realtà che forniscono servizi
alle imprese, realtà per le quali è difficile adottare le soluzioni classiche
dei contratti esistenti» e per cui «forme strutturali di flessibilità sono
indispensabili perchè connaturate alle attività stesse». Insomma, il rapporto
degli ispettori è un obbrobrio da spazzare via. Punto e basta.
Quanto al fronte sindacale, la Cgil è uscita con un comunicato a firma del segretario
confederale Nicoletta Rocchi e del segretario del Lazio Walter Schiavella:
valutano positivamente il rapporto degli ispettori, e accusano le aziende
committenti (dalla Telecom alla pubblica amministrazione) per le gare al
massimo ribasso. E chiedono un tavolo al ministero: 1) per varare nuove norme
sugli appalti; 2) per rendere immediatamente esigibili e concretamente
praticabili i diritti dei lavoratori e la continuità aziendale.
Significativamente, nel comunicato non c'è alcun riferimento alla «circolare
Damiano» e alla distinzione tra inbound e outbound, segno che nella Cgil il tema è più
che rovente: c'è infatti una parte della confederazione assolutamente contraria
a passare la distinzione tra parasubordinati e subordinati, e che preferirebbe
unificare tutti i lavoratori sotto un unico contratto dipendente. Non a caso
uno dei primi comunicati in sostegno dell'ispezione e contro la circolare
Damiano era stato emesso dal segretario nazionale Fiom Giorgio Cremaschi, che
aveva definito senza mezzi termini «una truffa» i contratti autonomi nel call
center. Apre a Damiano, la Slc, con Emilio Miceli: pur definendo «pregevole» il
lavoro degli ispettori, descrive la circolare «un tentativo, seppur parziale,
di porre rimedio all'arbitrio di questi anni».
Decisi a continuare la lotta, sono invece i ragazzi del
Collettivo Precari Atesia, che hanno chiamato gli ispettori al call center e
per questo motivo hanno subito cinque licenziamenti: chiedono l'applicazione
del risultato delle ispezioni, con un contratto di tempo indeterminato per
tutti e il reintegro di 400 cocoprò di recente messi fuori dal gruppo Cos.
Interessante, infine, l'esperienza lanciata dal Codacons: si
chiama Colprecons, «Comitato lavoratori precari con i consumatori».
L'associazione offre avvocati per le cause di riconoscimento del lavoro
dipendente, conrtro i contratti precari, «perché un lavoratore rispettato fa un
buon lavoro per gli utenti». Sagge parole.
Il Manifesto – 25 agosto 2006