I precari
di Atesia ricevuti «a palazzo»
Dal
viceministro Rosa Rinaldi incontra una delegazione. Quasi pronta una circolare
per il settore
Francesco Piccioni - Roma
Bussate e,
forse, vi sarà aperto. L'annunciato presidio del Collettivo precari Atesia davanti
al ministero del lavoro è è svolto senza troppi problemi, nonostante un piccolo
momento di strattonamenti reciproci quando i lavoratori hanno di fatto bloccato
la circolazione delle auto su via Veneto. L'unico a farne le spese è stato uno
dei giovani lavoratori, sofferente di cuore, che è stato portato per
precauzione all'ospedale da alcuni suoi colleghi.
L'appuntamento era stato fissato in previsione di una
riunione del ministro cone sindacati e aziende del settore dei call center. Ma
l'incontro si era già svolto ieri, limitatamente a una sete «tecnica», senza
presenza di ministri o sottosegretari, per acquisire «elementi» riguardo ai
contratti a progetto. un prossimo incontro è previsto nel corso della prossima
settimana.
I lavorato si sono sentiti scavalcati (non è la prima volta:
anche l'accordo dell'11 aprile scorso era stato sottoscritto contro il loro
parere e senza alcuna procedura di approvazione) ed hanno continuato a chiedere
di vedere il ministro. L'urgenza sta nel fatto che ben 400 di loro non si sono
visti rinnovare i contratti a termine alla scadenza del 31 maggio, come
conseguenza di quell'«accordo» che continuano a rifiutare. Altri 5 erano stati
di fatto licenziati nei mesi precedenti, come ritorsione per la riuscita delle
mobilitazioni all'interno di Atesia.
In tarda mattinata, comunque, la sottosegretaria Rosa
Rinaldi convocava una delegazione di precari , cui ribadiva che il ministero ha
già invitato Atesia a rinnovare tutti i contratti scaduti a maggio. Nel
frattempo, come si era saputo nei giorni scorsi, il ministero del lavoro sta
mettendo a punto una circolare per riordinare tutto il settore dei call center.
Destinata ai servizi ispettivi locali, questa circolare punta a discriminare
nettamente ciò che può essere inteso per «lavoro a progetto» e ciò che va
invece definito lavoro «subordinato», con relativa distinzione contrattuale.
Com'è noto, infatti, il «contratto a progetto» è molto usato nei call center
proprio per evitare di iniziare un percorso che possa portare all'obbligatorietà
di assunzione per i lavoratori. I quali sono a tutti gli effetti dei
«dipendenti» e mai dei semplici «collaboratori». La circolare in via di
definizione mira insomma a distinguere le tipologie di attività, non le
tipologie di azienda.
Par di capire, insomma, che invece di impantanarsi in una
vertenza «individuale», con Atesia unico imputato, il ministero abbia scelto di
mettere ordine nel settore: 400.000 addetti, quasi tutti precari, con tipologie
contrattuali peggiori della stessa legge 30. La ricaduta sulla vertenza in
corso è evidente: tutte le diverse regole contrattuali dovranno uniformarsi
alla direttiva ministeriale, Atesia compresa. L'azienda, tetragona a ogni
trattativa, sembra invece orientata a cercare di mettere in piedi - nel suo
piccolo - uan riedizione della «marcia dei 40.000» della Fiat, che segnò la
fine dei 25 giorni di occupazione di Mirafiori, nel 1980. Un piccolo gruppo di
«assistenti» (i capisala, o quadri interni con un contratto a tempo
indeterminato in tasca) starebbero infatti ceracndo di raccogliere firme a
favore dell'accordo. Ossia dell'azienda.
Quella di ieri è stata dunque una giornata importante,
perché viene riconosciuto ufficialmente il ruolo negoziale e sindacale dell'«autorganizzazione»
dei lavoratori del più grande call center italiano. Ma che dimostra anche una
diversa sensibilità della nova compagnie ministeriale, attenta a non lasciar
trasformare un problema sindacale certamente spinoso in un problema di «ordine
pubblico».
Come già i nostri lettori sanno, su questa vertenza la
stessa Cgil si è divisa nettamente. da un lato una parte del Slc (sotto
l'accordo contestato c'è la firma di Rosario Strazzullo e Nicoletta Rocchi),
dall'altra il Nidil e le strutture locali, che avevano insistito per tenere un
referendum confermativo. Importante anche la solidarietà dichiarata, l'altro
ieri, da nuemrose strutture aderenti al Forum sociale, tra cui spica la firma
della Fiom-Cgil, oltre che dell'Arci, di Attac e dei Cobas. Ha invece smentito
l'adesione la Fp
Cgil, con una
nota del segretario generale, Carlo Podda.
Il
Manifesto – 10 giugno 2006