«Call
center, Damiano emetta la circolare sugli outbound»
Per
l'a.d. di Teleperformance, Apollonj Ghetti, anche chi fa le telefonate è
subordinato: «Basta cocoprò, regole uguali per tutti. O non ce la facciamo»
Antonio Sciotto
Le imprese che hanno regolarizzato i lavoratori la
stanno aspettando da tempo, altrimenti salta tutto: i buoni risultati - seppure
parziali - avuti grazie alla prima circolare Damiano sui call center (la
stabilizzazione di quasi tutti gli operatori inbound, solo parte degli outbound)
rischiano di fallire se non verrà emessa una seconda circolare, che includa nel
lavoro subordinato anche chi fa le telefonate (out), e non solo chi le riceve
(in). Questo perché chi si basa ancora sui cocoprò può fare concorrenza al
ribasso e toglie commesse alle aziende che hanno lavoro buono. La settimana
scorsa, nel corso della prima conferenza nazionale dei call center, la Cgil ha chiesto la
circolare, e il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha fatto capire che è
pronta, che vorrebbe vararla, ma che le imprese (almeno una parte della Confindustria)
frenano. Abbiamo sentito Lucio Apollonj Ghetti, amministratore delegato della Teleperformance,
multinazionale francese che conta 80 mila dipendenti in tutto il mondo e più di
tremila in Italia. Nel nostro paese l'anno scorso ha fatturato 45 milioni di euro,
quest'anno ne prevede 75; committenti principali sono Enel, Sky, Wind, Eni. Ma
da gennaio sta perdendo circa 300 mila euro al mese.
A cosa sono dovute queste perdite?
Diversi committenti ci hanno spiegato che risparmiano parecchio se si rivolgono
ad altri. L'altro giorno uno mi ha detto: «Ma se io trovo call center che accettano
8 euro l'ora, altri 12, mica sto qui a fare la beneficenza». Il costo orario
normale, se si vuole riconoscere al lavoratore la paga da contratto e tutte le
tutele, se insomma si inquadra come dipendente, non può essere inferiore a
20-22 euro: ma tanti continuano a retribuire gli operatori, soprattutto outbound,
a cottimo, e se la cavano pagando loro un compenso da 3 euro l'ora; così vincono
gare con offerte da 8-12 euro. Questo dumping ci crea le perdite, anche se -
dall'altro lato - il nostro primo cliente, l'Enel, ci ha chiesto espressamente
che anche gli outbound siano subordinati.
Dunque in parte il mercato è cambiato dopo la prima circolare del
giugno 2006.
Sì, i compensi orari si sono livellati verso l'alto, è stato molto
importante. Noi abbiamo deciso di applicare in pieno la circolare Damiano,
leggendo anche gli outbound come subordinati, perché in effetti il lavoro che
fanno è quello: il sistema di selezione telefonate, i turni continuativi, la
formazione. Abbiamo stabilizzato già 2800 operatori, ne mancano 350 che lo
saranno entro marzo, e così avremo tutti a tempo indeterminato: l'anno scorso ci
è costato 1.800.000 euro, ma sono soldi ben investiti. Ma non reggiamo se i
nostri concorrenti non si comportano come noi. Il mercato poi viene falsato
anche dalle ispezioni: oltre 10 mila verbali, a quanto dice il ministero, hanno
riconosciuto che anche l'outbound fa lavoro subordinato, ma i risultati
purtroppo non sono gli stessi per un ispettore della Campania, del Piemonte o
della Sicilia. Ora perciò chiediamo al ministro: emetta la seconda circolare,
riconosca che tutti i lavoratori sono di tipo subordinato.
Ma perché una parte della Confindustria non vuole una seconda
circolare?
I grandi gruppi come Almaviva, Comdata, E-care, che come noi hanno
stabilizzato, sono sulla stessa nostra linea, tanto che credo che l'annuncio di
Almaviva di licenziare i dipendenti e riprendere ad assumere cocoprò fosse
piuttosto provocatorio, un modo per sostenere Damiano all'azione. Ma Assocontact,
a cui pure siamo iscritti, afferma che chi fa vendita, se ha un contratto
stabile non è incentivato a produrre. Io dico che piuttosto è il contrario:
passando da cocoprò a dipendenti la qualità dei miei lavoratori è rimasta
uguale se non migliorata, perché investiamo sulla formazione, i corsi di
lingua, facciamo accordi con il sindacato. Questo può non essere il settore
degli «sfigati», se solo ci si investe.
Quindi la circolare è necessaria?
Sì, se si vuole che restiamo sul mercato, tutti devono giocare con le stesse
regole: conviene anche ai piccoli e medi, usufruiranno pure loro dei compensi
orari più alti. Altrimenti noi dovremo abbandonare l'outbound. Non abbiamo comunque
intenzione di tornare indietro, ai cocoprò, ma in questo caso dovremo
riconvertire tanti operatori tutti sull'inbound.
Il manifesto – 7 marzo 2008