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[ Dicono di noi > Contratto metalmeccanici: la trattativa inizia davvero - Il manifesto, giovedì 22 nov 2007 ]

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Contratto metalmeccanici: la trattativa inizia davvero

Federmeccanica propone 67 euro di aumento e 33 legati alla produttività. «Distanze enormi» e 8 ore di sciopero

Francesco Piccioni

Roma

 

«Eppur si muove». Il treno della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici si è messo in moto, ieri pomeriggio, nel corso della riunione plenaria tra la delegazione di Federmeccanica e quelle dei sindacati di categoria, nella sede centrale di Confindustria. Non sarà facile arrivare in stazione, ma il rischio più grande era che il treno deragliasse già alla partenza.
La piattaforma rivendicativa è giudicatata - definizione del direttore generale di Federmeccanica, Roberto Santarelli - «onerosa» dalle aziende. Fin qui peraltro rigide sull'offrire soltanto il recupero dell'inflazione (60 euro) sul piano salariale, e nel pretendere il controllo assoluto della «flessibilità» sull'orario di lavoro. Che però la situazione stesse mutando era in qualche modo nell'aria. La «plenaria» ha subito diversi slittamenti di orario, perché si stava tenendo la riunione tra gli imprenditori. E sembra proprio che non sia stata di routine, con grandi divisioni tra aziende medio-grandi e quelle piccole, finché i responsabili della trattativa non sono riusciti a far capire che presentarsi di nuovo al tavolo senza una proposta significava «rompere» e mettersi ad aspettare una lunga tornata di scioperi.
Tanto è bastato per partorire la «proposta» delle imprese: 67 euro in busta paga e
33 in base a un certo numero di parametri di produttività a livello aziendale (il che significa che potrebbero esser dati solo là dove esistono certe condizioni); disponibilità a discutere di una revisione dell'inquadramento (passaggio dal sistema a livelli, con divisione tra operai e impiegati, a un sistema unico per «fasce»), ma con tempi molto più dilatati rispetto all'eventuale firma del contratto; atteggiamento favorevole a comprendere gli «interinali» nella quota di lavoratori «atipici» ammissibile dentro un'azienda; disponibilità a discutere di «bacini» e «percorsi di stabilizzazione», ma con tempi diversi. Ma nessuna intenzione di concedere un aumento di 30 euro per chi non ha la contrattazione aziendale (e non può perciò fare il contratto integrativo). Al massimo, concede Santarelli, si può recuperare l'esperienza dell'ultimo contratto, dove si decisero degli «elementi perequativi» pari a 10 euro mensili.
Come molti sindacalisti in sala hanno commentato, era solo «il minimo per non andare alla rottura». Ma era anche il segnale atteso. Iniziava Giorgio Caprioli, della Fim Cisl, che giudicava «insoddisfacente» la proposta confindustriale sia sul salario che - soprattutto - sull'inquadramento, ma la considerava anche una «base da cui partire». Seguivano il segretario della Uilm, Tonino Regazzi, secondo cui «c'è molto da fare, am il negoziato si sta aprendo». Gianni Rinaldini, della Fiom Cgil, riconosceva che le imprese «hanno risposto ai sindacati su tutti i punti», quantificando anche le loro proposte; ma «le distanze restano enormi». I «100 euro» sparati immediatamente dalle agenzie sono infatti «un trucco», perché «sui minimi tabellari l'auento proposto è la metà di quanto chiediamo noi» (ovvero i 117 della piattaforma unitaria). Sulla flessibilità d'orario, il segretario generale della Fiom ha posto due paletti: «qualsiasi cosa contrattata in sede nazionale va poi ricontrattata a livello aziendale» (dove la flessibilità oraria viene gestita) e «l'aumento della flessibilità di orario non deve tradursi in aumento dell'orario individuale annuo». Della serie: se vi occorre più lavoro, assumete!
Il «treno» è perciò appena partito. Il fatto che Federmeccanica si sia spostata da
60 a 67 euro, e soprattutto i 33 «legati alla flessibilità», significa soltanto che l'orizzonte delle imprese è intorno ai 100 euro, ma sperano che i sindacati «se li guadagnino» nel corso della trattativa, concedendo su altri punti (l'orario, innanzitutto). Sul resto, lo spazio per discutere è ampio. L'inquadramento non è un «problema politico» (Santarelli), ma solo di tempi. Là dove c'è già stato un accordo che va nella stessa direzione ci sono voluti tempi lunghi (un paio d'anni di discussione e un altro paio per l'attuazione in azienda).
Le segreterie di Fim, Fiom, e Uilm hanno perciò deciso immediatamente - si rivedranno oggi - 8 ore di sciopero «da realizzare nelle prime tre settimane di dicembre», con blocco degli straordinari e della flessibilità. Ma l'obiettivo resta il raggiungimento dell'accordo entro la fine dell'anno.

 

Il manifesto – 22 novembre 2007

 

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