Trattativa
in salita, tute blu in sciopero
Rinnovo difficile per il
contratto dei metalmeccanici. «Vaghi» sul salario, i padroni vogliono mano
libera sull'orario di lavoro. E Fim, Fiom e Uilm proclamano 8 ore di sciopero
Sara
Farolfi
Otto ore di sciopero da effettuarsi entro la fine del
mese prossimo, di cui almeno quattro il 26 ottobre, giornata nazionale di
mobilitazione delle tute blu. E' quanto hanno deciso ieri unitariamente le
segreterie di Fim, Fiom e Uilm, dopo la fumata nera registrata nell'incontro
con Federmeccanica per il rinnovo del contratto scaduto a giugno scorso, e che
coinvolge complessivamente 1 milione e 600 mila lavoratori.
Una trattativa che fin da ora si preannuncia tutta in salita, con «distanze
notevoli» - hanno registrato i tre segretari - su tutti i punti della
piattaforma. Nessuna quantificazione è stata fatta da Federmeccanica in merito
alla parte salariale (su cui i sindacati chiedono un aumento medio di 117 al
quinto livello, più 30 euro per chi non fa la contrattazione integrativa).
Aspettano invece, i padroni, la traduzione in legge del protocollo del 23
luglio, per decidere delle questioni del mercato del lavoro (la piattaforma
prevede una stretta sull'utilizzo dei contratti a termine). E ripropongono,
immancabile, l'attacco all'orario di lavoro, sul quale vorrebbero avere mano
libera senza i "lacci e lacciuoli" della contrattazione.
Il tutto, a moratoria contrattuale scaduta. Immediata la decisione della
mobilitazione da parte di Fim, Fiom e Uilm. Oltre al pacchetto di otto ore di
sciopero articolate a livello territoriale, di cui almeno quattro saranno
effettuate il 26 ottobre prossimo (giornata nazionale di mobilitazione, con
scioperi e manifestazioni territoriali o regionali), i sindacati hanno deciso
il blocco degli straordinari a partire dall'inizio del mese, e una campagna di
assemblee informative nelle fabbriche a partire dalla metà di ottobre, una
volta terminata la consultazione dei lavoratori sul protocollo del 23 luglio.
«Lo sciopero non è utile nè alle imprese nè ai lavoratori, e rischia di
riproporre sempre lo stesso film» è stato il commento, neanche a dirlo, del
direttore generale di Federmeccanica, Roberto Santarelli.
Nulla sa, Santarelli, della «questione salariale» che c'è nel paese? Difficile.
I dati che l'Istat ha diffuso ieri dicono che le retribuzioni contrattuali, nel
mese di agosto, sono cresciute rispetto all'anno precedente del 2%. Se a questo
si toglie l'1,6% del recupero dell'inflazione, e se si aggiunge che il Pil è
cresciuto del 2%, il dato è che soltanto lo 0,4%, nella distribuzione della
ricchezza, è andato ai salari. Ma i padroni non fanno mistero di ciò che
realmente vogliono. E così alla vaghezza in merito agli aumenti salariali che i
metalmeccanici chiedono - «una generica disponibilità ad andare oltre le regole
del '93, ma senza nessuna quantificazione» ha spiegato ieri Giorgio Caprioli,
leader Fim - si accompagnano richieste ben precise sulla gestione dell'orario
di lavoro.
Sia di quello «ordinario», le 40 ore settimanali che il contratto prevede,
perchè Federmeccanica vorrebbe rimettere mano all'articolato arrivando alla
formulazione delle «40 ore settimanali medie», sia di quello «straordinario»,
dove pure si vorrebbe la formulazione delle «48 ore medie». Che significa, in
entrambi i casi, potere disporre a mano libera dell'orario di lavoro, senza
concordarlo con le Rsu. E' tranchant il commento di Gianni Rinaldini, leader Fiom:
«Per noi le ore sono 40 e l'orario plurisettimanale va concordato con le Rsu».
Ed è chiusura anche sulla riforma dell'inquadramento professionale che i
sindacati vorrebbero articolata in un «sistema a fasce», superando la
definizione degli attuali «livelli» che risale al 1973. Le parti comunque
torneranno a incontrarsi il prossimo 25 ottobre, dopo le delegazioni ristrette
dell'8 e del 9 ottobre.
Il
manifesto – 27 settembre 2007