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[ Dicono di noi > La ripresa è fatta da chi lavora - Il manifesto, sabato 26 mag 2007 ]

Accordo Armonizzazione 3/07/2009

Mobilità lunga e Accordi 19/02/2007

Proposta rsu per Almaviva Green

L'«assemblea dei 500» delegati metalmeccanici approva la piattaforma;

da lunedì referendum

«La ripresa è fatta da chi lavora»

 

Francesco Piccioni

Roma

 

«Il modo in cui abbiamo deciso di procedere è un richiamo alle regole della democrazia. Tanto più importante in tempi di sfiducia, crisi della politica, distacco dalla gente». I sindacati dei metalmeccanici, infatti, sottoporranno fin da lunedì - per tre giorni - la piattaforma contrattuale al giudizio di tutti i lavoratori, di tutte le fabbriche, con voto a scrutinio segreto. Perché un contratto decide delle «condizioni di lavoro e retributive» di centinaia di migliaia di persone; e non si può «decidere» senza chiedere un parere vincolante ai diretti interessati. Fu così anche due anni fa, ma soltanto per l'accordo conclusivo. Stavolta si adotta il metodo fin dall'inizio. Quell'esperienza è stata importante, fondativa di un costume nel «fare sindacato». Che non è ancora diventato patrimonio comune di tutte le categorie ma, si sa, i metalmeccanici amano fare da apripista per le cose migliori.
Al segretario generale della Fiom è toccato illustrare non tanto i contenuti della piattaforma - è stata discussa in migliaia di assemblee e qui, nel teatro Eliseo, si parlava davanti ai 500 delegati che l'hanno dovuta spiegare a tutti, nelle fabbriche - quanto gli elementi di novità, i punti salienti, quelli su cui sarà prevedibilmente più forte lo scontro con Federmeccanica (a sua volta «punta di diamante» dello schieramento padronale, con il presidente della Fiat che è anche presidente di Confindustria, nonché nuovo «salvatore della patria» in pectore).
Si pretende di mettere un freno deciso alla proliferazione dei contratti precari. Non solo definendo come «normale» nel settore il contratto di lavoro «a tempo indeterminato», ma soprattutto fissando sia un tetto percentuale invalicabile a queste forme contrattuali (il 15% degli occupati in un'impresa), sia una tolleranza per solo due di queste tipologie: l'apprendistato e il contratto a termine. Considerati fra l'altro «non cumulabili» (non si potrà pretendere di far fare tre anni a un ragazzo come apprendista e poi di riassumerlo con contratti a termine rinnovabili) e dotati di una tempistica certa per il passaggio a tempo indeterminato. Come si vede le formule previste dalla «legge 30» - nella perenne attesa della sua abolizione - vengono qui ridotte a due (tre, considerando il part time). Un'indicazione precisa e di carattere generale su cui vale la pena di dare battaglia.
Su ruolo delle Rsu, contrattazione nazionale e «secondo livello», appalti e sicurezza, si può vedere il commento qui di fianco. Sul piano economico, invece, ha un'indubbia forza la richiesta di 117 euro di aumento medio (corrispondenti al 5° livello), più 30 per gli esclusi dalla contrattazione aziendale. Aumenti che peraltro considerano non «riassorbibili» gli eventuali «superminimi» concessi unilateralmente (e individualmente) dalle aziende. Al terzo livello di inquadramento, quello degli operai di linea, si tratta di 101 euro - «certo insufficienti», ammette dal palco la delegata di Mirafiori, che preferirebbe gli «aumenti uguali per tutti» - ma comunque «importanti» per invertire una tendenza.
La prima reazione di Federmeccanica, con Calearo, era stata un «non se ne parla neppure». Il clima interno alle fabbriche, le buone prove degli scioperi spontanei sulle pensioni, la consapevolezza diffusa tra i lavoratori che ora «la ripresa c'è, ed è trainata dal settore metalmeccanico», devono però aver dato la misura - anche a un padrone abituato a «fare l'estremista» - di una corda che non può essere troppo tirata. Anche perché l'industria leader del settore, la rinata Fiat di Sergio Marchionne, ha il vento in poppa e certo non gradirebbe una vertenza dalla durata infinita, con scioperi a ripetizione che potrebbero metterne in forse l'intensità dello sforzo produttivo.
Una situazione che porta molti a chiedersi «se non si pone ora, in questa situazione economica relativamente buona, la questione di un recupero salariale, quando mai la potremo porre?». Il nemico è altrettanto chiaro e per nulla nuovo: è quel «pensiero unico» ribadito solo 24 ore prima da Montezemolo («lo stesso che chiede 2.000 prepensionamenti e, due mesi dopo, pretende l'allungamento dell'età lavorativa»). E che recita semplicemente: gli interessi delle imprese sono l'unico interesse del paese. Di certo, i metalmeccanici sono pronti a farsi sentire.

 

Il manifesto – 26 maggio 2007

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