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[ Dicono di noi > Ma non si rinegozia un accordo per una sola bocciatura - Il manifesto, domenica 24 dic 2006 ]

Accordo Armonizzazione 3/07/2009

Mobilità lunga e Accordi 19/02/2007

Proposta rsu per Almaviva Green

Intervista al segretario della Cgil Slc Alessandro Genovesi, che ha trattato la vertenza con il gruppo Cos
«Ma non si rinegozia un accordo per una sola bocciatura»
«È un accordo di gruppo, prima di fare valutazioni definitive bisogna attendere i risultati di Catania, Palermo e Napoli, perché i lavoratori valgono allo stesso modo ovunque votino. Ma certo non va nascosto che ad Atesia c'è una sofferenza, prima di tutto sulla partecipazione»

 

Contrattualizzare tutti i lavoratori, farli partecipare alle decisioni sui turni, gli orari, i contratti. Uscire dall'abuso dei cocoprò, apprendistato, inserimento, per assicurare a tutti un contratto a tempo indeterminato. La Cgil, con l'ultima intesa Cos, ha superato le ambiguità che avevano caratterizzato gli accordi al ribasso degli ultimi due anni, aiutata da due fattori: 1) l'ispezione del ministero, chiesta dal Collettivo dei Cobas, che ha chiarito che tutti i lavoratori sono dipendenti; 2) la circolare Damiano che ha stretto le maglie sui call center, pur lasciando la porta aperta al parasubordinato per gli operatori outbound. Il referendum in Atesia, voluto dalla stessa Cgil, ha però bocciato l'accordo. Ne abbiamo parlato con Alessandro Genovesi, segretario Slc Cgil di recente elezione, che siede al tavolo di fronte alla Cos. Esperto di mercato del lavoro e animatore della proposta di legge «Precariare stanca», che come obiettivo ha proprio la cancellazione della figura del cocoprò, Genovesi è stato tra l'altro uno degli organizzatori della manifestazione del 4 novembre «Stop precarietà ora», da cui però ha ritirato insieme a molti della Cgil l'adesione all'ultimo momento, dopo l'uscita del noto volantino Cobas che attaccava Damiano.

Importante il fatto che abbiate subordinato la conferma dell'intesa al consenso dei lavoratori, ma in Atesia l'accordo non è passato.
E' vero, ma ricordiamo che è un accordo di gruppo e prima di fare valutazioni definitive bisogna attendere i risultati di Catania, Palermo e Napoli, perché i lavoratori valgono allo stesso modo ovunque votino. Detto questo, non ci nascondiamo che in Atesia c'è una sofferenza, prima di tutto sulla partecipazione: quando a un referendum vota solo un terzo dei lavoratori interessati, mi devo chiedere cosa stia succedendo. Ricordiamo che i 3600 lavoratori di Atesia hanno tutti in tasca la lettera dell'ispettorato del lavoro, che dice che hanno diritto a un posto da dipendente. Allora perché hanno votato solo in mille? Credo che tutto il sindacato, confederale e di base, debba interrogarsi sul perché di una partecipazione così bassa. Sui contenuti, credo che dovremo capire chi ha votato: molti sono cocoprò che non vogliono rinunciare a un netto più alto, i lavoratori di commesse a basso traffico probabilmente non hanno partecipato: sono sfiduciati? Io continuo a credere che sia un buon accordo, perché i lavoratori acquistano diritti non monetizzabili.

Come mai non si riesce a fare il referendum a scrutinio segreto in tutte le sedi?
La Slc nazionale ha dato l'indicazione di fare i referendum a scrutinio segreto, ma abbiamo affrontato enormi difficoltà: l'azienda non ci ha fornito la lista dei lavoratori, ci ha dato sale piccole, Cisl e Uil non hanno aderito alla consultazione. A Napoli si voterà con il referendum, anche a Catania abbiamo detto chiaramente che preferiamo il referendum.

Il Collettivo precari e
la Rete 28 aprile chiedono che si torni a negoziare.
Non mi sembra di aver mai visto che in un accordo di gruppo alla Fiat, quando vota contro solo Mirafiori, si torni a negoziare. Lo ripeto: bisogna aspettare i risultati definitivi e rispettare tutti i lavoratori, da Palermo a Roma.

Restano i problemi legati al basso numero di ore, solo 4, cui sono costretti tutti i neo assunti.
Infatti ora parte l'altra sfida: dobbiamo puntare ad avere almeno 6 ore, poi tratteremo sul premio di risultato, e sui passaggi dal terzo al quarto livello.
Il valore politico del tempo indeterminato è innegabile, ma se l'azienda ottenesse la disponibilità sui turni sulle 24 ore, i part time a poche ore sarebbero invivibili.
Sui turni infatti andiamo in trattativa, per ora i cocoprò conservano il turno solo mattutino o solo pomeridiano. Tutto dipende dalle nostre capacità contrattuali, e le Rsu saranno con noi al tavolo. Io credo sia interessante ottenere la possibilità per i lavoratori di scambiarsi i turni tra loro; la visibilità degli orari, ovvero un periodo entro il quale vedi i turni che ti aspettano; i turni mamma, escludendo dalla flessibilità le lavoratrici madri. Se l'azienda non è disponibile ad alzare il monte ore, da noi non c'è disponibilità alla flessibilità: più le ore restano basse, più i turni devono restare "incatenati".

Per gli altri 250 mila lavoratori dei call center, magari piccoli, che speranze ci sono? Non è che il sindacato possa trattare per tutti.
Certo, però l'accordo Cos fa da battistrada: nei piccoli e grandi call center dobbiamo puntare ad avere il tempo indeterminato. Sarebbe determinante una modifica delle leggi, non solo per i call center: la riforma dell'articolo 2094 del Codice civile e la definizione del lavoro "economicamente dipendente" distinto nettamente dall'autonomo, senza più zone grigie.

 

Nino Burattino – Il manifesto – 24 dicembre 2006

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