Mercoledì sciopero degli operatori
della provincia di Cosenza. In primo piano la crisi del settore
COSENZA.
I lavoratori delle aziende informatiche presenti sul territorio provinciale cosentino
saranno chiamati domani alla mobilitazione generale a sostegno della ripresa
di tutto il settore. “Da troppo tempo, infatti, - è scritto in un comunicato
della Cisl - si discute della crisi del settore informatico calabrese e delle
occasioni perdute, da parte della massima istituzione regionale, di fare del
polo informatico uno strumento di crescita e di sviluppo dell’intero tessuto socio-economico
della regione. Enormi contraddizioni - continua la nota - hanno
caratterizzato negli ultimi anni la questione informatica calabrese. Da un
lato, le grandi opportunità legate all’utilizzo dello strumento informatico
come motore dello sviluppo delle attività imprenditoriali e della pubblica
amministrazione, ed alla possibilità di spendere fondi delle Comunità Europea
destinati appunto a tale scopo. Dall’altro lato, l’immobilismo colpevole
della Regione, che non ha pianificato e programmato gli interventi delle
aziende informatiche calabresi allo scopo di finalizzare la presenza di
grandi competenze e capacità professionali ed aziendali alla crescita, allo
sviluppo ed alla creazione di sempre nuova occupazione. I fondi di spesa, mal
gestiti, - accusa la Cisl - spesso non spesi ed addirittura talvolta restituiti al
mittente, uniti ad un’accorta e consapevole politica di valorizzazione
dell’informatica, avrebbero consentito di creare grandi vantaggi al tutto il
settore economico regionale, generando l’efficientamento della pubblica amministrazione,
dando occupazione stabile a migliaia di famiglie, e concorrendo a creare le
condizioni necessarie (quello che definiamo “mercato”) per attrarre sempre
nuovi investitori interessati ad inserire sull’esistente le loro prospettive
di guadagno. Purtroppo così non è stato ed aziende come la DNE, soltanto pochi
anni fa impegnata in un settore oggi all’avanguardia in tutta Europa, come l’ingegnerizzazione
e l’assemblaggio di carte a microchip, o come lo stesso CRAI, che quindici
anni fa aveva proposto un modello di sviluppo informatico all’avanguardia
tanto da aver fatto pensare alla nascita di una Crati Valley di stampo
californiano, sono lentamente rimaste intrappolate dall’assenza di sostegno,
di riconoscimento da parte delle stesse istituzioni che in altre regioni
d’Italia fanno di quelle realtà il proprio fiore all’occhiello, impegnandosi
a favorirne la crescita ed il potenziamento attraverso tutti gli strumenti
disponibili e spendendosi per costruire intorno a loro tutte le
collaborazioni possibili con Università e Fondazioni pubbliche e private in
grado di valorizzarne l’impegno”. Secondo la Cisl “oggi la situazione
di crisi ha raggiunto livelli veramente insopportabili: la lenta agonia di
modelli di sviluppo come Tesi, la forte criticità delle aziende del Gruppo Almaviva,
ieri con Intersiel e Carisiel rispettivamente protagoniste del mercato della
Pubblica Amministrazione Locale e di quello bancario (Carime), ed oggi alle
prese con un imprenditore che probabilmente in Calabria non ha trovato il contesto
politico ed istituzionale su cui contava e che si trova quindi in difficoltà
che pensa di riversare sulle famiglie dei lavoratori, sono tutti segnali di
altissima preoccupazione, le cui probabili conseguenze negative non
riguardano solo le pur numerose famiglie dei lavoratori interessati. Tale
situazione - continua - è aggravata da una disattenzione verso il Mezzogiorno
da parte del governo centrale che rischia di diventare l’epilogo di una
contraddizione, di un paradosso che si trasforma in dramma sociale ed
occupazionale. È veramente insopportabile che uno dei pochissimi settori in
grado di far uscire la Calabria fuori dal pantano della crisi generale in cui sembra
oramai intrappolata definitivamente, sia lontano dalle attenzioni della
Giunta regionale e del Governo nazionale. POR non spesi o spesi male, Società
di scopo (INFRATEL, Sviluppo Italia, Fincalabra) che diventano soltanto
contenitori da utilizzare solo per modificare opportunamente gli equilibri
politici regionali e nazionali, sono questi l’obbiettivo principale della
mobilitazione dei lavoratori informatici calabresi, ma che dovrebbero essere
il filo conduttore di una mobilitazione ancora più estesa a tutti i cittadini
calabresi, motivo di una presa di coscienza generale che qualcosa veramente
non va per il verso giusto, e che non è solo la lamentela di questo o quel
politico scontento o questo o quel gruppo di lavoratori privilegiati che
qualcuno ha già definito “nuovi forestali”. Il settore informatico calabrese
- continua il sindacato - è uno strumento di vitale importanza per tutta la
regione, per il suo sviluppo, per la crescita economica ed occupazionale
dell’intera regione. La piena occupazione di tutte le risorse di alta
professionalità e competenza presenti in tutte le aziende calabresi, non è
solo un dovere delle istituzioni della politica e del sindacato verso i
lavoratori informatici e le loro famiglie: è un diritto di tutti i cittadini
onesti e di tutti i lavoratori e disoccupati calabresi, che sperano che la
nostra regione diventi finalmente un territorio normale”.
IlGiornadediCalabria.IT
8/11/2006
|