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[ Dicono di noi > Confindustria va alla lotta - Il manifesto, sabato 07 ott 2006 ]

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Confindustria va alla lotta
Al convegno dei giovani imprenditori di Capri tutta la rabbia contro la finanziaria. Già finita la luna di miele con Prodi. Oggi Padoa Schioppa prova a difendersi, ma sono già pronti i fischi
Roberta Carlini e Bruno Perini - Inviati a Capri

 

Sinistri scricchiolii. Oggi staremo a vedere come si fronteggeranno il ministro Padoa Schioppa e il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo su legge finanziaria e Tfr, cuneo fiscale e spesa pubblica. Le previsioni dei book-maker sul possibile duello caprese sono grigie tendenti al nero ma già ieri tra governo e Confindustria si sentivano scricchiolii davvero sinistri sui temi principali di politica economica. Tanto che nei corridoi del convegno di Capri qualcuno ieri agitava lo spettro del convegno di Vicenza dove la platea confindustriale osannò l'ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi in polemica con il centro sinistra.
I punti della finanziaria che fanno imbestialire gli imprenditori, e che potrebbero spingerli a rompere la sottile liason con il centrosinistra, sono il prelievo fiscale previsto dal governo Prodi attraverso la finanziaria e la battaglia del Tfr.
Basta leggere Il Sole 24 ore delle settimane passate per capire quanto siano spinose quelle due questioni. Si dice che il capo degli imprenditori non voglia andare a uno scontro frontale con l'esecutivo, preferendo alla rottura una linea negoziale, ma gli umori della «Vandea» confindustriale, alimentata dagli ultrà del nord e dagli irriducibili di Forza Italia, spinge per una resa dei conti nella speranza di arrivare rapidamente a una crisi anticipata dell'esperienza di centrosinistra.
A sollevare i due punti di un possibile scontro è stato proprio il presidente dei giovani industriali. «Il trasferimento anticipato del Tfr all'Inps - ha detto Matteo Colaninno nella sua relazione - mette in difficoltà un gran numero di piccole imprese, che saranno private di un flusso di risorse decisivo per l'autofinanziamento e rischiano di non poterlo sostituire con il credito bancario o - nell'ipotesi migliore - di pagare pesanti oneri finanziari in conto economico. L'Italia non ha bisogno di nuove tasse ma di liberare energie private, di creare un ambiente più favorevole all'impresa e al profitto».
Il presidente dei giovani industriali «ringrazia» il governo per il cuneo fiscale e gli riconosce di aver ristabilito nella finanziaria un livello accettabile del disavanzo. Ma ormai la riduzione del costo del lavoro per gli imprenditori fa già parte del passato. Alla Confindustria non basta più. Gli imprenditori sono più che infastiditi dal fatto che «uno dell'establishment», come Pierferdinando Casini ha definito Tommaso Padoa Schioppa, abbia accettato una redistribuzione del reddito a favore dei ceti più bassi. Che il governo Prodi sia ostaggio delle ali estreme della compagine governativa è un luogo comune che viene alimentato a Capri proprio dall'ex presidente della camera, Pierferdinando Casini. Che ha citato il famoso manifesto di Rifondazione «Anche i ricchi piangano» per stigmatizzarlo ma anche per accusare il ministro dell'economia di essere stato contagiato dalla stessa pretesa «ottocentesca», «lunare»: la pretesa «di fare la redistribuzione del reddito per via legislativa». Da questa infamante accusa dovrà oggi difendersi Padoa Schioppa - che forse dovrà anche spiegare se c'è un'altra strada per fare politiche di redistribuzione.
Ma è sulle tasse, come sempre, che la platea industriale si riscalda fino ad infiammarsi. Applausi per Casini quando accusa la finanziaria di aver reintrodotto sotto mentite spoglie la tassa di successione (sotto forma di imposte di registro sugli atti notarili), applausi per il professor Giavazzi quando riscrive la finanziaria dimezzandola: visto l'andamento del disavanzo tendenziale, ha detto l'editorialista del Corriere, bastava fare una manovra di 15 miliardi e ridurre il cuneo fiscale senza bisogno di aumentare le tasse. L'economista della Bocconi, invece, si è allineato alla linea della Confindustria quando ha toccato il tema del Tfr. «Il trattamento di fine rapporto - ha detto Giavazzi - non è né dello Stato né delle imprese ma dei lavoratori. Resta però il fatto che con il trasferimento anticipato del Tfr all'Inps si decreta di fatto la botta finale alla previdenza integrativa». Su questo punto l'economista ha strappato l'applauso più convinto della platea confindustriale che ha replicato il suo consenso alla battuta più velenosa, quella di Alemanno: «Il trasferimento del Tfr all'Inps? E' uno scippo». E' probabile che oggi tutto questo «materiale esplosivo» diventi oggetto della seconda giornata del convegno di Capri e divampi in una rottura; complice la verve di Giulio Tremonti che già ieri si aggirava tra i convegnisti come un pesce nella sua acqua. E' possibile che l'autorevolezza del ministro Padoa Schioppa intimidisca i giovani industriali e impedisca loro di coprire il ministro di fischi ma il presidente di Confindustria non potrà fare a meno di lanciare un segnale di guerra al governo, malgrado la mobilità lunga concessa dall'esecutivo alle grandi imprese e dunque alla Fiat.

 

Il Manifesto – 7 ottobre 2006

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