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Cos, ispezioni anche in Sicilia
La Cgil sollecita controlli nei call center palermitani «Inciucio» legge 30: Maroni promuove Damiano. Un ok dal sindacato «Parte di quel lavoro è dipendente». Epifani sulla linea di Damiano
Antonio Sciotto - Roma

 

I controlli degli ispettori potrebbero sbarcare presto anche in Sicilia, dove il gruoppo Cos - proprietario dell'Atesia - ha numerosi call center che danno lavoro a migliaia di persone tra Catania e Palermo. In particolare, sono i dipendenti e i cocoprò della palermitana Alicos - che opera in appalto per Alitalia - ad annunciare che nei prossimi giorni, dopo numerosi appelli pubblici alle istituzioni, verranno spedite le carte per sollecitare al ministero del lavoro l'invio degli ispettori. Intanto la «grana» call center continua a dividere le forze di governo - tra sinistra «radicale» e «riformisti» - mentre la «mano tesa» del ministro Cesare Damiano all'opposizione dà i primi frutti. Il leghista Roberto Maroni, ex titolare del Lavoro, dalle colonne del Sole 24 Ore afferma di essere d'accordo con Damiano quando parla di modifiche minimal della legge 30 (la cancellazione di job on call e staff leasing, inutilizzati dalle aziende) e spiega che la circolare di giugno, quella che divide gli operatori tra inbound e outbound era stata preparata dal governo Berlusconi, proprio in applicazione della «Biagi», solo che mancava la firma del ministero per «motivi tecnici». Adesso la firma è arrivata, conclude Maroni: è quella del suo successore Damiano.
Intanto
la Cgil sollecita l'apertura di un tavolo «per l'intero settore», e manda segnali di apertura al ministro del lavoro, facendo intendere che la circolare che divide i lavoratori subordinati dai parasubordinati può essere «digeribile». Aveva iniziato Emilio Miceli, segretario generale della Slc, due giorni fa: in un comunicato sosteneva l'accordo già raggiunto tra sindacati e azienda per la stabilizzazione dei lavoratori, affermando che quel «percorso negoziale tornerà utile al superamento di alcune obiezioni sollevate puntualmente dagli ispettori». «Il verbale degli ispettori - spiega Miceli - si occupa prevalentemente della passata gestione amministrativa, mentre il negoziato sindacale si occuperà necessariamente dell'assetto futuro dell'azienda». Anche dalla segreteria confederale e generale Cgil ieri sono arrivate aperture alla distinzione inbound-outbound delineata dal ministero del lavoro, seppure non da comunicati ufficiali ma attraverso dichiarazioni raccolte dalla stampa. Paolo Nerozzi spiega sull'Unità: «Credo che la via giusta sia quella indicata dalla cosiddetta "circolare Damiano"». Opinione ripresa più genericamente dal segretario generale Guglielmo Epifani, secondo il quale «parte del lavoro che si svolge nei call center è dipendente, ma mascherato da altre forme per ragioni di convenienza dei costi». Insomma, pare di capire che la segreteria Cgil sarebbe d'accordo nel definire almeno una parte del lavoro svolto nei call center come autonomo.
Intanto la maggioranza si spacca sull'«approccio Damiano», sia sulla circolare che sulla «Biagi». Il verde Paolo Cento, sottosegretario all'Economia, chiedendo l'«abrogazione della legge 30» e l'applicazione letterale dei risultati dell'ispezione, è stato l'apripista di una serie di dichiarazioni: si dice d'accordo Pino Sgobio, del Pdci. Dello stesso tenore l'opinione del sottosegretario allo Sviluppo Economico Alfonso Gianni, di Rifondazione (che leggete nel commento accanto a questo articolo).
Dalla Sicilia, Barbara Apuzzo, della segreteria regionale Cgil, spiega che il sindacato «ha sollecitato più volte l'intervento del ministero e dell'ispettorato del lavoro nei call center siciliani, dove lavorano circa 10 mila operatori, la gran parte dei quali dipendenti mascherati da cocoprò». Per Apuzzo «è davvero difficile trovare nei call center dei lavoratori autonomi, dei reali "progetti" fuori dalla normale attività di impresa, né ci soddisfano le offerte dell'azienda, che propone contratti di inserimento o apprendistato a operatori presenti nei call center ormai da anni». Barbara Vella, segretaria generale Filt Cgil Sicilia, parla del caso Alicos (850 dipendenti, 600 cocoprò e 50 interinali rinnovati ogni tre mesi già da due anni): «Discuteremo nei prossimi giorni la richiesta di ispezioni. A settembre incontreremo l'azienda, ma le posizioni per ora restano distanti».
Intanto a Roma il clima si scalda. Il Collettivo Precari Atesia, che ha chiesto le ispezioni a costo di 4 licenziamenti, lunedì terrà una conferenza stampa davanti alla sede di Cinecittà, e annuncia che la lotta continua. I Cobas, che li sostengono, hanno spiegato ieri di aver ricevuto, insieme al collettivo, diverse denunce penali per le proteste al call center.

 

Il Manifesto – 26 agosto 2006

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