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[ Dicono di noi > XCos, call center dai mille volti, sabato 29 apr 2006 ]

Accordo Armonizzazione 3/07/2009

Mobilità lunga e Accordi 19/02/2007

Proposta rsu per Almaviva Green

XCos, call center dai mille volti

di Anna Pacilli

 

Lavoravano con contratto a tempo indeterminato in Aci Informatica a Roma per conto di altre società, poi il servizio di call center è stato messo a gara. Delle due concorrenti, Cos e Gepin, è stato il gruppo Cos di Alberto Tripi a vincere l’appalto e 36 lavoratori, di cui 23 donne, il 22 dicembre 2004 sono così passati a far parte della società XCos. L’accordo parlava di un contratto a tempo indeterminato e di riduzione del salario. «Lo abbiamo accettato pur di non perdere il posto. Poi, meno di un anno dopo, è arrivato il licenziamento per tutti – racconta Maria, 33 anni, lei ancora senza lavoro e il marito in cassa integrazione – In questa situazione, dico che per fortuna non abbiamo figli», che invece vorrebbe, eccome.

 

E’ successo questo: il 14 novembre 2005 il gruppo Cos annuncia di aver riconsegnato il servizio di call center ad Aci, che lo affida a Gepin in attesa di indire una nuova gara. Dal giorno dopo, in XCos non c’è più lavoro da fare e i dipendenti vengono mandati a casa; stipendio fino a febbraio 2006 e poi licenziamento, senza cassa integrazione né mobilità retribuita. Solo sei mensilità da concordare; alcuni accettano, sono padri di famiglia, ragazze madri, altri no e come Maria avviano la causa. «Per giustificare la chiusura hanno parlato di alti costi e anche di servizio non soddisfacente. Ma noi avevamo un’esperienza professionale di 3 fino a 7 anni e non facevamo semplice call center. Offrivamo l’assistenza tecnica su tutte le pratiche automobilistiche e il servizio sul bollo auto si può dire che è cresciuto con noi quando è diventato tassa regionale». 36 lavoratori che Tripi ha rifiutato di riassorbire all’interno del gruppo Cos da 15 mila addetti, come proponeva l’assessora al lavoro della Regione Lazio, Alessandra Tibaldi.

 

XCos è la faccia meno nota dei precari dei call center italiani, conosciuti soprattutto per la vertenza quasi decennale di Atesia [più di quattromila addetti a Roma], sempre del gruppo Cos di Tripi, leader in Italia con una fetta del 40 per cento del mercato. «Precarietà che in Atesia è stata consacrata dall’accordo firmato l’undici aprile scorso da Cgil, Cisl e Uil, addirittura peggiorativo rispetto alla famigerata legge 30 – dice Domenico Teramo dei Cobas Telecom – Non viene regolamentata neppure la turnistica e, senza la certezza dei turni, è impossibile cercare un’altra attività per integrare i 600 euro di salario». Con 600 euro al mese non si vive a Roma. L’accordo siglato dalla triplice è inaccettabile per i lavoratori, che stanno preparando lo sciopero.

 

Intanto Almaviva [è il nuovo zuccheroso nome del gruppo Cos, lo stesso della vecchia società «cassaforte di famiglia», chiamata così dalle iniziali di Alberto Tripi il capofamiglia, Marco il figlio, Vittoria la moglie e Valeria la figlia] continua a macinare utili e conta di sbarcare in Borsa. Mentre nessuno ha ancora visto il piano industriale per il gruppo Finsiel, a un anno dall’acquisizione sempre da parte di Tripi, che anche qui piange miseria per l’alto costo del lavoro. è per caso il preludio strisciante di un intervento su altri pezzi del gruppo, per esempio su Banksiel [un centinaio di addetti a Roma, 800 in tutta Italia], con le modalità già sperimentate? «Atesia è il più grande call center d’Italia e uno dei maggiori in Europa, con un numero di precari da record - dice Marco Onorati, delegato Rsu Finsiel – Il contratto firmato da Cgil, Cisl e Uil non resterà senza conseguenze su questo settore. Il nuovo governo deve farsi carico immediatamente  della questione del precariato, che tocca anche la pubblica amministrazione». Il consistente ricorso pubblico ai servizi dei call center scaturisce da gare affidate sulla base di offerte di massimo ribasso. «Vuol dire che, in assenza di altri criteri di scelta, gli appalti della pubblica amministrazione li vince chi sfrutta di più» chiarisce Onorati.

 

Un impegno contro il precariato nei call center che il nuovo governo dovrebbe affrontare con estrema speditezza, vista la nota contiguità di Tripi con il centrosinistra, particolarmente con Rutelli e la Margherita. «Oltre a me e Tognon – ha scritto Giovanni Bachelet nel 1996 per raccontare il suo impegno nel primo comitato elettorale per Prodi - ci saranno anche Luca Fiorentino [comunità ebraica, amico di un mio amico], Roberto Della Seta [Lega Ambiente], Alberto Tripi [imprenditore e capo della Centrale del latte, area laica, si è già impegnato per Rutelli], Anna Clemente Rosi [Caritas, l’unica con precedenti elettorali, coi Popolari; scomparirà presto perché diventerà assessore alla Provincia di Roma]». Il coordinamento dei comitati per Prodi è «organizzato a tempi di record in piazza Santi Apostoli anche grazie a Tripi, che mette a disposizione gratis ambienti veramente principeschi».

 

CartaQui n. 16 - 29 aprile 2006

 

 

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