Home page
[ Dicono di noi > Il sindacato fa i conti con la realtà - Il Manifesto, sabato 15 apr 2006 ]

Accordo Armonizzazione 3/07/2009

Mobilità lunga e Accordi 19/02/2007

Proposta rsu per Almaviva Green

L'INTERVENTO
«Il sindacato fa i conti con la realtà»
EMILIO MICELI (Segretario generale Slc Cgil)

NICOLETTA ROCCHI (Segretario confederale Cgil)

 

Se ci è permesso, vorremmo fare delle osservazioni all'articolo di Antonio Sciotto (pubblicato sul manifesto di ieri) in merito all'accordo di Atesia, perché il dibattito possa nutrirsi di contributi e di punti di vista diversi, comunque utili in una materia così delicata e spinosa come quella che ruota attorno alla legge 30.
La prima osservazione, ma in fondo è una affermazione, è questa: il sindacato non può attendere la politica, non può sottomettersi alla politica, non può dipendere dalla politica. Nel caso specifico ciò significa che non è possibile aspettare le decisioni politiche e di governo relativamente alla legge 30, ma sia necessario, senza che alcun veto, ci pare anche dal manifesto, possa ostacolare il tentativo di provare sempre a ridurre l'area della precarietà, in questo caso quella dei lavoratori a progetto, trasformando, è il caso di Atesia, circa 2000 contratti precari ed autonomi in contratti di lavoro subordinato e regolati dal contratto collettivo di lavoro. «Tanto peggio tanto meglio!». Vecchia suggestione che pure ha albergato nel movimento operaio e che è stata foriera di non poche sconfitte.
Insomma, dovremmo essere più antagonisti che sindacalisti; più «militanti politici» che agenti contrattuali. Forse, alla fine, più illusionisti che realisti! Ma un sindacato ha il dovere di tutelare, qui ed ora, i lavoratori, e di combattere per affermare i diritti, civili e sociali. E di avere coerenza! Fare le cose che dice, e questo è indispensabile se vuole essere credibile.
La Cgil, già con il suo congresso, ha chiesto al nuovo governo la cancellazione della legge 30; e lo ha ribadito nel suo Comitato direttivo. Si tratta di decisioni democraticamente assunte, di merito, che tutti siamo tenuti a rispettare. C'è bisogno di una nuova disciplina del lavoro che nasca da un confronto preventivo con le forze sociali, stavolta senza quella «conventio ad escludendum» che fu la filosofia che portò al Patto per l'Italia prima ed alla legge 30 poi. Non crediamo che appassioni il tema se il superamento di quella legge equivalga alla sua cancellazione. Chi fa sindacato ha il dovere di guardare al prodotto finito e giudicare quello. Dunque contrattazione e nuova legge che regga su una filosofia diversa: questo è il punto.
Ad Atesia abbiamo sconfessato questi principi? Certo, non ci dispiacerebbe affatto se il manifesto pubblicasse per intero quell'accordo perché questo ci permetterebbe forse una discussione più pregnante sui contenuti, e fors'anche qualche polemica in meno.
Atesia: che cos'è quest'azienda un giorno prima dell'accordo e cos'è quest'azienda il giorno dopo?
Quella di cui discutiamo è letteralmente un'azienda fantasma che sfugge ad ogni ulteriore definizione: circa 200 lavoratori subordinati e circa 4000( avete letto bene!) lavoratori autonomi che vedranno scadere il loro contratto a maggio. E' la sconfessione di ogni parametro razionale per definire una fabbrica o un ufficio: è, se ci è consentito, la madre del concetto di precarietà, è l'idea stessa della precarietà. Che si fa? Aspettiamo la cancellazione della legge 30 e intanto gestiamo i licenziamenti? Facciamo che la legge 30 cada rovinosamente sulla testa di migliaia di giovani? No, l'abbiamo detto: siamo sindacalisti e non antagonisti. Si tenta l'accordo, con queste condizioni di partenza. Cosa dice l'accordo? Che 1820 lavoratori autonomi (a progetto) da maggio diventeranno lavoratori dipendenti, con un contratto collettivo e dei diritti e solo un migliaio resteranno a progetto. E saranno stabilizzati! Situazione ribaltata! Forse oggi comincia ad essere un'azienda. Certo, gli apprendisti sono più dei lavoratori a tempo indeterminato. Ma siamo ad Atesia, cari amici, nella fabbrica fantasma! Tanto cara a Maroni ma non a noi. Sarà necessaria, oltre alla verifica con i lavoratori, quella con le istituzioni. Dunque, infine: no alla legge 30 e sì al miglioramento della vita lavorativa dei giovani. E' un dovere sindacale, ma anche politico e civile.

 

Il Manifesto – 15 aprile 2006

Ultim'ora:


Tutto il contenuto del sito è opera di RSU Almaviva. Contattateci se volete prelevare del materiale.
Idea grafica e realizzazione tecnica a cura di Gianni Valenza.