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[ Dicono di noi > La missione tradita di Laziomatica - Corriere della Sera, giovedì 29 dic 2005 ]

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LA MISSIONE TRADITA DI LAZIOMATICA

 

di  Linda Lanzillotta

 

Davvero singolare l’iniziativa di Laziomatica di aprire anche in Algeria (dopo la Tunisia) un’agenzia operativa per partecipare, in concorrenza con altre società private, italiane e non, al piano di informatizzazione pubblica lanciato dal Governo algerino.

 

Laziomatica è una società di proprietà della Regione Lazio (gestita malissimo e in modo clientelare sotto la Giunta Storace) che a tutt’oggi non ha realizzato il suo scopo istituzionale che è quello di disegnare l’architettura del sistema informativo della sanità laziale. Un sistema inefficiente e costoso, pieno di sprechi e tale da impedire non solo una migliore gestione dei servizi sanitari al cittadino ma neppure di controllare la spesa (ancora non esistono rendiconti finanziari attendibili e aggiornati delle singole ASL), di contenere gli abusi nel consumo dei farmaci (il Lazio è tra le Regioni in cui più alta è  la spesa farmaceutica ). Un sistema che va modernizzato (e bonificato) con la massima urgenza perché la sanità laziale, grazie alle performance della Giunta Storace-Augello, è finanziariamente al collasso. Laziomatica dovrebbe quindi rapidamente disegnare il nuovo sistema e fare  la stazione appaltante per gestire gare tecnicamente complesse in condizioni di massima trasparenza. Se facesse ciò se ne gioverebbe anche il sistema delle imprese italiane (a cominciare da quelle laziali) che potrebbero sviluppare soluzioni innovative e di avanguardia da rivendere poi su altri mercati (magari anche in Algeria). Compito che non sembra invece spettare a Laziomatica.

 

Ma soprattutto va chiarita la missione di Laziomatica, una società interamente pubblica cui è affidato “in  house”, cioè senza gara, il compito di  realizzare e coordinare i sistemi informativi regionali e che, a tale titolo, gestisce  un consistente ammontare di risorse. Che questa stessa azienda operi poi sul mercato competendo con i propri fornitori appare una palese violazione delle  regole sulla concorrenza. Ma ancora: queste iniziative imprenditoriali vengono finanziate con soldi pubblici? In virtù di quale piano di impresa? E per decisione di chi, visto che non esiste neppure un Consiglio di amministrazione?

 

Sono, credo, quesiti  legittimi che investono più in generale il tema di una radicale rivisitazione del ruolo della miriade di società regionali, della loro missione, della governance, della trasparenza nella loro gestione. Un tema che per il centrosinistra che governa regioni e città deve a mio avviso essere affrontato con carattere di priorità perché ad esso è strettamente legato quello del risanamento della finanza regionale e locale ma anche quello del costo della politica e del rapporto tra politica e mercato.

 

Corriere della Sera (Edizione romana) – 29 dicembre 2005

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