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[ Dicono di noi > Call Center, pressing delle istituzioni su Atesia - Liberazione, domenica 11 set 2005 ]

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Liberazione                                                            11-Settembre-2005

 

Regione Lazio, Comune e Provincia di Roma: pronti a fare la nostra parte. Il 15 stop del Collettivo

 

Call center, pressing delle istituzioni su Atesia: «Basta con la precarietà»

 

Roberto Farneti

Le istituzioni locali di Roma e del Lazio scendono in campo al fianco dei precari di Atesia. La grave situazione dei 4300 operatori del call center più grande d'Italia, tutti con contratto in scadenza a fine mese, unisce sindaci e governatori di centrosinistra, pronti a fare pressioni sul proprietario del gruppo Cos, Alberto Tripi, perché si arrivi a definire un vero percorso di stabilizzazione. Proseguono intanto gli scioperi: dopo quello di venerdì scorso, indetto dai sindacati delle telecomunicazioni di Cgil Cisl e Uil, per il 15 è previsto un nuovo stop, questa volta indetto dal Collettivo autorganizzato.

«Stiamo seguendo con attenzione e con preoccupazione - ha detto ieri il sindacato di Roma Walter Veltroni - l'evolversi di una situazione che riguarda direttamente più di 4mila persone a Roma e che, più in generale, ci ricorda la necessità di batterci per superare il precariato nel mondo del lavoro e di cambiare rotta, aumentando il grado di stabilità anche in quei contratti che continuano a rimanere atipici». Dal Campidoglio, assicura il sindaco, «saremo certamente al fianco della Regione e delle sue competenze in materia di lavoro, pronti a partecipare ad ogni iniziativa utile che sarà intrapresa per affrontare insieme a tutte le istituzioni, alle organizzazioni sindacali, ai lavoratori una situazione che merita risposte concrete in un confronto che auspichiamo positivo con le imprese».

 

Confronto avviato già dal maggio scorso dalla Regione Lazio: «All'azienda - ricorda Alessandra Tibaldi, assessora al lavoro - abbiamo chiesto in più occasioni la disponibilità ad affrontare due questioni immediate: la prima è quella della scadenza dei contratti il prossimo 30 settembre; la seconda è la disponibilità a costruire insieme alle lavoratrici, ai lavoratori e alle loro rappresentanze sindacali un percorso concreto finalizzato alla stabilizzazione e alla restituzione dei diritti e delle garanzie sindacali, calpestati anche di recente con il licenziamento di quattro lavoratori». Nei prossimi giorni ci sarà una nuova convocazione del gruppo Cos per accertare la reale disponibilità dell'azienda a intervenire sulle questioni poste: «La Regione - conferma Tibaldi - metterà a disposizione tutti gli strumenti in suo possesso per rendere praticabile questo percorso di stabilizzazione, che tuttavia dovrà essere definito con modalità e tempi certi».

 

Secondo l'assessora, la presenza sul territorio regionale di una situazione come quella di Atesia «è una vergogna» e al tempo stesso un banco di prova della capacità di governo del centrosinistra: «Gli impegni assunti dal sindaco Veltroni, così come quelli presi dal presidente Marrazzo sin dal suo insediamento, unitamente all'amministrazione provinciale, sono il segno - afferma Tibaldi - dell'inversione di tendenza necessaria nell'affrontare le poltiche del lavoro a livello locale e nazionale e della necessità di ricostruire una stagione di diritti e di garanzie per centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori oramai costretti ad accettare contratti assolutamente inadeguati alla loro capacità professionale e ad assicurare un reddito dignitoso».

 

Posizione condivisa da Gloria Malaspina, assessora al lavoro della Provincia di Roma: «I call center - spiega - rappresentano la punta emergente di quella parte del mondo delle imprese che ha deciso di competere sul basso costo del lavoro, favorita da meccanismi legislativi come la legge 30». Di fronte al boom nel settore terziario delle telecomunicazioni, a giudizio di Malaspina emerge la necessità di affrontare i problemi del lavoro «in termini generali e strutturali, stabilendo un quadro di regole che valga per tutto il settore e non trovando soluzioni di volta in volta per ogni azienda, come avviene adesso».

 

Nel frattempo, anche gli enti locali possono fare la loro parte. Ad esempio, rivedendo i criteri di assegnazione degli appalti e monitorando quello che avviene dopo. In questi giorni il Comune di Roma ha escluso una ditta edile perché non rispettava le norme sulla sicurezza: «Attualmente - spiega Paolo Carrazza, assessore al Lavoro della giunta Veltroni - si aggiudica l'appalto chi fa l'offerta con il prezzo più basso. Si possono invece introdurre nei capitolati precise norme per premiare le ditte che garantiscono condizioni di sicurezza per i lavoratori ma anche una buona e stabile occupazione».

 

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