il
manifesto
10 Settembre 2005
Cos e Atesia
a tutto sciopero
Ieri lo stop di dipendenti
e precari. Segnali dall'Unione
ANTONIO SCIOTTO
Sciopero riuscito nel gruppo
Cos: dipendenti e precari del più grosso gruppo di call center nazionale si
sono fermati ieri per la difesa dell'occupazione e la stabilizzazione degli
atipici. Cuffiette staccate in tutta Italia, a Roma due presidi: di fronte alla
sede dell'Asstel, e davanti ad Atesia, il maxi call center con più di 4300
lavoratori precari. Ci siamo fatti spiegare i motivi della protesta da un
gruppo di lavoratrici - età tra i 40 e i 55 anni - che sostavano di fronte
all'entrata: «Siamo precarie da 5 o 6 anni - ci hanno detto - Ma alcuni di noi
vanno avanti con contratti a termine ormai da 14 anni. La beffa è che l'ipotesi
di stabilizzazione offertaci dall'azienda è ancora peggiore della situazione
attuale. Se oggi, pur non avendo un fisso in busta paga, riusciamo a fare circa
700 euro al mese, con il contratto di inserimento a 20 ore a settimana ci darebbero
573,55 euro lordi, che al netto si riducono a circa 480 euro. Oltretutto, ci
chiedono disponibilità oraria 24 ore su 24, e questo ci impedirebbe di trovare
un altro part time, necessario per vivere dignitosamente. Infine, ci chiedono
una liberatoria per rinunciare al pregresso. Certo, ci proponessero le
classiche 40 ore settimanali a 1000 euro al mese ci andrebbe bene, ma così è un
insulto».
Pur essendo sottoposti a gerarchie, capetti vari e turni di
lavoro, i precari di Atesia non hanno infatti riconosciuto l'unico status cui
avrebbero pienamente diritto: quello di lavoratori dipendenti. Offrire altro,
dopo che hanno sofferto anni di umiliazioni, è davvero un insulto. D'altra
parte, i «garantiti» della Cos, i 3 mila dipendenti presenti nel gruppo (a cui
si sommano i circa 9 mila precari) sono messi altrettanto male: pagati circa
800 euro al mese, niente ticket pasto nè quattordicesima, né premi di nessun
tipo, mentre l'azienda naviga in profitti dorati (fatturato 2004: 210 milioni
di euro), e quello che è peggio, si avviano verso la cassa integrazione. Ben
171 di loro si beccano 13 settimane di cassa da ottobre a dicembre: patron
Alberto Tripi (proprietario del gruppo) lamenta un rallentamento nelle
commesse, e dunque pare volersi liberare degli ormai troppo costosi (!)
impiegati dipendenti. Per rimpiazzarli con orde di lavoratori a progetto, usa e
getta e pagati a cottimo.
Il presidio di ieri era affollato anche di politici del
centrosinistra. Paolo Cento, dei Verdi, dice che «l'Unione deve abrogare la
legge 30 e correggere anche il pacchetto Treu: basta cococò, solo contratti
dipendenti e reddito sociale». Paolo Ferrero, di Rifondazione, dice che
«bisogna riportare al centro il contratto a tempo indeterminato, e attuare una
nuova politica industriale che ridia responsabilità alle aziende committenti,
impedendo che siano gli stessi enti pubblici a utilizzare lavoro precario».
Cesare Damiano, dei Ds, parla di «incentivare l'occupazione stabile con
strumenti come il credito di imposta, e limitare l'utilizzo del lavoro
flessibile a particolari momenti del mercato, non permettendo che sostituisca
il lavoro stabile». Gloria Buffo, della minoranza Ds, propone tesi ancora più
condivisibili: «Abrogazione della legge 30, uso dei contratti a tempo
indeterminato, che il lavoro atipico costi di più di quello stabile e impedire
che gli enti pubblici offrano occupazione precaria».
Sul fronte sindacale è ottimo che la Cgil abbia indetto lo
sciopero di Atesia (oltre quello Cos) ma di Cisl e Uil nemmeno l'ombra. E' un
mistero come questi signori vogliano sedere al tavolo di fronte all'azienda
senza creare mobilitazione e dunque consenso nella base. Mica si può essere
sindacalisti a tavolino. Il Collettivo precari prepara uno sciopero e
un'assemblea il 15 settembre, al municipio X guidato da Sandro Medici, mentre
Massimiliano Smeriglio, dell'XI, dà uguale disponibilità e annuncia un ordine
del giorno in solidarietà con i lavoratori. Per Medici, che insieme a Vittorio
Mantelli di Rifondazione propone un'elezione delle Rsu senza il 33%, «è
importante che il Comune di Roma non favorisca più l'occupazione precaria, che
controlli tutta la filiera degli appalti assegnati dal pubblico». Infine,
continua l'inchiesta nazionale condotta dal Prc sui call center. E Alessandro Gulinati,
responsabile call center, segnala il sito logout.tv per mettere in rete le
esperienze.